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mercoledì 9 dicembre 2009

Graphic Roots of Revolution

"Tutta l'arte è politica, ma non tutta l'arte è un manifesto politico".

L'uso della grafica per scopi apertamente politici – nei cartoni, nei graffiti, nella poster art - è una pratica che si ritrova in tutte le culture. Usata per comunicare adesione ideale e conflitto, strumento di espressione di movimenti politici e culture underground, negli ultimi anni la grafica politica ha generato un acceso dibattito tra esperti e appassionati. Manifestazione di ribellismo o pratica identitaria, la grafica politica vive soprattutto nelle strade come reazione spontanea al progressivo ridursi dello spazio pubblico e alla voglia di esprimersi di giovani ribelli, artisti consapevoli oppure no, influenzati e sedotti dall'arte del remix che diede origine all'hip-hop. Nonostante leggi severe e repressione la street art politica è per artisti e attivisti un modo per superare barriere geografiche, etniche, comunicative, e arrivare al cuore della gente.

In omaggio a questa forma di comunicazione The House of Love&Dissent, insieme ad Art Attack Adv ed alla Free Hardware Foundation, mette in mostra alcune delle opere degli artisti che hanno fatto la storia recente della political graphics. Le opere di Shepard Fairey, John Carr, Favianna Rodriguez, Winston Smith, Emory Douglas e altri, saranno in mostra presso i locali di via Leonina 85 dall'11 dicembre fino al 20 gennaio 2010.

La conferenza stampa di presentazione della mostra si terrà giovedì 10 dicembre a via Leonina 85 (Rione Monti), a Roma, alla presenza degli artisti e dei curatori.

"I poster di protesta ostentano la loro politica per generare controversia. Che siano rozzi e aggressivi o ripuliti e sofisticati, i poster politici sono la grafica del dissenso dalle ingiustizie esistenti". Prodotti in serie, con qualsiasi supporto disponibile – mezzi di fortuna, litografie,stencil, pezzi di legno, fotocopie, o laser – solo poche copie sopravvivono. Affissi al muro furtivamente da collettivi o da singoli individui, oppure attentamente confezionati da famosi artisti in studi ben attrezzati, i poster di protesta comunicano immediatamente e direttamente alle persone, semplici o colte che siano.

Su queste note, Carol Wells direttrice del Centro per la Grafica Politica di Los Angeles, John Carr, curatore della mostra internazionale pacifista Yo What Happened to Peace, Favianna Rodriguez artista e attivista californiana, Winston Smith decano delle controculture artistiche americane, terrano un Artist'talk all'interno di The House of Love&Dissent , sabato 12 dicembre alle ore 18 "Come tutta l'arte, i poster politici stimolano emozioni e riflessioni. Possono trasmettere compassione e partecipazione, scatenare indignazione, strappare una risata e provocare azione. Attraverso la trasmissione e la promozione di ideali, speranze, e sogni di milioni di persone che hanno deciso di alzare la propria voce nella protesta, i poster politici potenziano e sostengono le idee di cambiamento sociale".

Press conference: giovedì 10 dicembre ore 12 - via Leonina 85
Opening: venerdì 11 dicembre ore 18 - via Leonina 85
Artist'talk: sabato 12 dicembre ore 18 - via Leonina 85

Maggiori informazioni su http://www.artattackadv.com/grr

Distribuzione comunicati stampa internet
Maleva srl
www.maleva.it/marketing/
fabrizio.pivari (at) maleva.it

martedì 16 giugno 2009

MOSTRA DI GUIDO STRAZZA

    Guido Strazza

    Opere 1958-2008



    Museo della Grafica

    Pisa, Palazzo Lanfranchi

    16 giugno – 16 ottobre 2009



    Con la mostra Guido Strazza. Opere 1958-2008, il Museo della Grafica presenta l'opera di uno dei maggiori protagonisti dell'arte italiana del secondo '900.

    Dalla prima maturità alla colma stagione odierna: cinquant'anni di pittura, disegno, incisione racconta questa grande mostra antologica che il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi di Pisa dedica a Guido Strazza, uno dei principali e più rigorosi interpreti della ricerca astratta in Italia nella seconda metà del ventesimo secolo, e certamente il maggiore nostro incisore del tempo, che ha saputo far progredire di conserva la teoresi e la pratica della tecnica incisoria.

    La prima maturità si dà per Strazza a Milano, sullo scadere degli anni Cinquanta: al termine d'un lungo peregrinare che l'ha portato a vivere e ad esporre in Sud America (personali a Lima, Santiago, San Paolo, Rio de Janeiro) e, di ritorno in Italia, al Cavallino di Venezia, città dove ha fissato per alcuni anni la dimora. A Milano, poi, nel clima tardo-informale che prende atto insieme di Wols e di Michaux, viene un linguaggio tutto personale, che affida al segno, nato per autonoma necessità di forma, il compito di svelare la traccia sull'oggi di una memoria, del ricordo di un evento avvistato in prossimità della natura e della storia: come sarà poi durevolmente in Strazza. Preziosi documenti di questo periodo sono anche alcune opere su carta che l'artista dona al Gabinetto Disegni e Stampe dell'Università di Pisa istituito da Carlo Ludovico Ragghianti.

    Vengono allora le Metamorfosi, poi gli Orizzonti olandesi (nati, spogli e silenziosi, in un soggiorno ad Amsterdam che culminerà, nel '61, in una personale allestita allo Stedelijk Museum), quindi – in un ritorno improvviso di vaga allusività naturalistica – il Giardino delle Esperidi: ciclo cui Strazza dà vita a Roma, dove si è trasferito all'inizio degli anni Sessanta e dove, con un assiduo lavoro condotto presso la Calcografia Nazionale, porterà al culmine il suo proposito di trasporre nell'incisione l'assolutezza, l'incontaminata purezza della luce (sono di questo tempo i cicli del Ricercare e della Trama quadrangolare). Allo scadere dell'ottavo decennio, il nascondimento e il peso oscuro del tempo si posano infine su quelle luci caste e purissime: vengono allora i Segni di Roma, in cui la memoria e l'ombra, forse accompagnata da un sentimento di rimpianto e di malessere, tornano a farsi egemoni.

    Tutti questi cicli, fino a quelli suoi forse più noti (i Cosmati) e agli ultimissimi (gli Archi) sono esposti al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi, in una mostra che si qualifica come una delle più impegnative allestite dall'artista nella ormai lunga carriera.


    Curata da Fabrizio D'Amico, Antonio Pinelli e Alessandro Tosi, la mostra Guido Strazza. Opere 1958-2008 è accompagnata da un catalogo edito dalla casa editrice Plus.

    Nell'occasione sarà proiettato un filmato con un'intervista all'artista.

      Note biografiche

      Guido Strazza nasce a Santa Fiora (Grosseto) nel 1922.

      Inizia l'attività artistica dopo un incontro con F.T. Marinetti che vede i suoi lavori giovanili e lo invita a partecipare a mostre di Aeropittura (a Palazzo Braschi, Roma, e alla Biennale di Venezia, 1942).

      Nel 1946 si laurea in Ingegneria a Roma, ma presto abbandona la professione per dedicarsi completamente alla pittura. Nel 1948 parte per il Sud America (Perù, Cile, Brasile), dove dipinge ed espone (Biennale di San Paolo, 1951, 1953). A Lima è tra i promotori della "Agrupación Espacio", associazione di artisti e architetti con i quali partecipa al progetto per la ristrutturazione della città del Callao, distrutta da un terremoto. Si interessa di arte preincaica e cura una mostra della collezione archeologica Larco Herrera. A Rio de Janeiro, nello studio di Fayga Ostrower (1953), ha il suo primo contatto con la tecnica dell'incisione e incide le sue prime lastre.

      Nel 1954, rientrato in Italia, prende studio a Venezia e, nel 1957, a Milano dove risiede fino al 1963. Sono di questo periodo i "Racconti segnici", lunghe pitture in rotolo (Museum Ludwig di Colonia) e "Metamorfosi", studi sulle mutazioni delle forme realizzati nei cicli di pitture a tema: "Balzi Rossi" (Galleria del Naviglio, Milano 1956 – Galleria dell'Ariete, Milano 1958) e "Paesaggio Olandese" (Stedelijk Museum, Amsterdam 1961). Nel 1963, tornato a Roma, frequenta i laboratori della Calcografia Nazionale (1964-67) che il direttore Maurizio Calvesi ha aperto agli artisti interessati al linguaggio dell'incisione, nell'ambito di una rinnovata ricerca sul segno. Nel 1968 presenta alla Biennale di Venezia (sala personale) i risultati di quella esplorazione, impostata sul rapporto cangiante segno-luce (immagini su schermi mobili trasparenti) e in seguito sul rapporto luce-geometria, che troverà piena espressione nel ciclo di pitture e litografie "Ricercare" (1973).

      Nel 1974, chiamato dal Direttore Carlo Bertelli, torna in Calcografia Nazionale per impostare una didattica sull'incisione, che organizza e dirige per tre anni come ricerca di gruppo sul segno. Ne elabora i risultati ne "Il gesto e il segno", pubblicato da Vanni Scheiwiller (Milano 1979). Il rigore analitico degli ultimi lavori lascia progressivamente spazio a una gestualità esemplificata dai cicli di pitture e incisioni: "Trama quadrangolare" (Palazzo Reale, Milano 1979), "Segni di Roma" (Colonne, Muri, Trame, 1980-84) e, con più accentuata interazione tra geometria e colore, dalla serie dei "Cosmati" (Biennale di Venezia, 1984, sala personale), che gli valgono nel 1988 il Premio Feltrinelli per la grafica. Più recenti, le serie di pitture e incisioni "Archi" e "Orizzonti" (Galleria Stamperia Il Bulino, Roma 1998 e 2002), per le quali riceve nel 2003 il premio Feltrinelli per l'incisione, e "Segni" (Galleria Morone, Milano 2009).

      Ha insegnato incisione alla Calcografia Nazionale, all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, alla Wesleyan University (Connecticut USA) e all'Accademia di Belle Arti di Roma, della quale è anche stato direttore. È membro dell'Accademia Nazionale di San Luca e della Koninklijke Vlaamse Academie van België.



Per ulteriori informazioni e per eventuali richieste:

Carlo Allegretti
Comune di Pisa
328 0121481 c.allegretti@comune.pisa.it

Antonio D'Agnelli
Università di Pisa
338 8855730 comunicazione@unipi.it


galleria il bulino artecontemporanea
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