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mercoledì 10 dicembre 2014

Domenica 14 Ddicembre ore 18,30 mostra dell'artista Diego Mazzaferro



 
Presenta  
MUSI DI VOLTITÀ  
di
 Diego Mazzaferro

Vi è qualcosa nel muso che nel volto si è perso… Qualcosa, del tempo in cui il pensare e l'essere erano la stessa cosa, e il mito era reale crudezza di un sublime narrare di cose tremende. E pure … dal volto che scorgi per strada, di tanto in tanto, il muso emerge e sovrasta il nome, e fa della stirpe un'Unica Stirpe. Vi è un fratto … Una storia …  La storia  è quella dell'unico santo della cristianità ad avere una testa di cane … Un muso al posto del volto. Strana cosa per una religione che, agli albori, doveva battersi con un paganesimo che si manifestava nei musi cruenti ed espressivi che davano sembianze alle forze naturali. Ora, contrariamente a quanto appena detto sembra che la maggior preoccupazione di quei dotti chierici  fosse di rappresentare il Cristo senza ritrarlo per non dare adito all'idolatria dell'immagine, così si adottò la metafora del buon pastore. Poi a qualcuno venne in mente che il volto del giovane pastore era pur sempre un volto. Un volto che poteva rafforzare l'eresia di un paganesimo non del tutto sradicato nell'animo del popolo. Fu così che per prevenire un problema si sostituì il volto aggraziato del giovane pastore, con in spalle un agnello, con il muso del cane, che gli agnelli pascolava. Immaginate il povero pellegrino,  sia pure colto, di fronte a siffatta icona. Lo si può quasi vedere, cercare di spiegarsi il perché  un tale ringhioso muso sormonti il corpo di un santo. Ma avere fede significa sopra tutto credere nell'impossibile, quindi deve essere esistito veramente un santo con simili improbabili fattezze … Cosi si diffuse la convinzione dell'esistenza di un Santo Cinocefalo. Successivamente si tentò di mettere riparo ad un'anomalia così imbarazzante … Si può tollerare che figure retoriche divengano reali  e persino che alcuni membri  della "famiglia" un po' bizzarri e alternativi abbiano un dialogo con l'alterità naturale, ma da qui a farne parte … Non se ne parla. Così incomincia la lunga metamorfosi all'indietro da muso a volto.


Di questa metamorfosi a ritroso fu scritto tanto. Ma qui poco importa … A noi interessa la storia di una metafora, che per incarnasi assume i tratti di un muso che la pone nella memoria del mondo in carne ed ossa, resuscitando l'onnipotenza del pensiero arcaico. E, sia pure per un attimo, smembra l'evidenza del reale. Ogni buona storia lo fa, o dovrebbe farlo. Ogni storia-immagine contemporanea lo fa? Ci sono abbastanza musi?
Ora si possono dipingere solo musi… Musi non volti…
 I volti sono fuorvianti, si decide del loro umore in base allo sfondo su cui sono posti. Sul volto è preponderante l'unicità del tratto somatico che abolisce l'espressività della muscolatura del muso. Il volto-muso è l'unico organo che ha sacrificato la qualifica dei muscoli, dall'estensione verso l'espressione: nel resto del corpo i muscoli sono determinati e determinanti a un'estensione nello spazio che costituisce il movimento del corpo stesso.  Nel volto, è questa la sua unicità, i muscoli sono  determinanti l'espressione del sentire nella comunicazione verso l'altro.
Il muso riporta all'origine di uno smembramento necessario del reale da parte di un individuo  che ha bisogno di oggetti finiti tratti fuori, e sviscerati dal "Tutto".
Bisogna distaccare gli oggetti dal blocco della realtà, per comprenderli, utilizzarli e modificare la realtà stessa.
La bipolarità del volto-muso esalta l'ovvietà dell'aspetto metonimico delle rappresentazioni-azioni. Non è solo la parte che rappresenta il tutto, ma la parte come continuazione e completamento nel tutto al di qua e al di là della visione.
Si può guardare una finestra che limita lo scorcio di un esterno o affacciarsi ad essa e vedere all'esterno l'intero paesaggio, ma sempre e comunque tale esterno esiste.
Il primo piano di un muso apre il panorama al di qua e al di là di se stesso, della sua rappresentazione.
                                                                                                                                                                                  
14 dicembre2014                                                                                 Diego Mazzaferro


CONTEMPORANEAMENTE ARTE
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