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lunedì 4 novembre 2013

Galleria Maria Cilena: mostra "Figure disperse" di ION KOMAN.

Giovedì 5 Dicembre alle ore 18,30 la galleria MARIACILENA inaugura la mostra "Figure disperse" di ION KOMAN.


A cura di Edoardo Di Mauro

 

Dal 5 dicembre 2013 al 16 gennaio 2014

 

Nato a Garaghish nel 1954, (Moldova) lavora tra la Russia e l'Italia.

Dopo gli studi presso la facoltà di pittura e disegno della scuola di Belle Arti "Repin"di Kishinev si trasferisce a Mosca dove lavora come grafico politico e collabora con alcune case editrici. E' membro dell'unione dei Pittori e dei Grafici di Mosca. Koman, è particolarmente interessato alla dimensione spaziale; in più di un'occasione ha realizzato dei lavori side specific, ovvero pensati e costruiti appositamente per il luogo in cui sarebbero stati collocati.


(…) Questa importante personale milanese, intitolata "Figure disperse", allestita presso la storica galleria di Maria Cilena, costituisce una tappa importante nella carriera di Koman. Seguo con interesse da anni il percorso artistico di Koman, ed ho sempre ammirato in lui la coerenza formale e la compattezza di uno stile che, con alcune varianti sempre in equilibrio tra figura ed astrazione, mantiene evidente il livello di simbolicità ed evocazione che gli è proprio. Per comprendere la sua arte bisogna seguire quella che è stata la sua formazione esistenziale e professionale. Koman è originario della Moldavia, regione dell'est Europa racchiusa tra Romania ed Ucraina, senza sbocchi sul mare, annessa dall'ex Unione Sovietica e resasi indipendente dal 1991. La lingua è affine al rumeno, quindi di matrice neo latina, e ciò contribuisce a spiegare la solarità cromatica dei lavori dell'artista. Koman si trasferisce dalla Moldavia a Mosca, dove entra in contatto con gli ambienti artistici ed accademici della capitale, per poi trasferirsi in Italia, a Novara, senza tuttavia perdere in alcun modo i legami, non solo ideali ma concreti, con la sua terra natia, dove spesso si reca. Come ho avuto modo di sottolineare in una serie di presentazioni prodotte alcuni anni fa, e ad oggi del tutto attuali, lo stile di Koman riprende alcune tematiche fondanti la poetica del Novecento, in particolare la linea del cubismo orfico, quella dotata di maggiore carica spirituale tra le avanguardie storiche, ma anche qualche eco del poetico espressionismo di Chagall e alcune tracce, più sfumate, dell'astrazione di Kandisky. Il tutto adeguatamente contestualizzato nel "qui ed ora" della contemporaneità. Come giustamente sottolineato in una recensione ad una sua recente personale presso la galleria Rotaross di Novara, l'immaginario di Koman coniuga la poesia dei paesaggi moldavi, all'immanenza dei monumenti e delle architetture di una metropoli come Mosca. La sua cultura approfondita anche dell'arte occidentale è testimoniata da una serie importante da lui concepita come quella delle "Finestre". Così scrivevo : " Una serie vicina alla tradizione occidentale, in particolare italiana, in sintonia con la teorizzazione di Leon Battista Alberti sulla prospettiva, è quella delle "Finestre".Con queste opere Koman sviluppa una interessante dialettica tra "interno" ed "esterno" ". Il tema della mostra "Figure disperse", è da collegarsi al tema dell' itineranza e del viaggio, di un'esistenza nomade ed irrequieta, tipica delle genti dell'est, ed in parte sintonica con la stessa esperienza esistenziale di Koman. Nei quadri dal titolo omologo al tema della mostra, Koman tratteggia, su sfondo bianco, una serie di figure di varia umanità che si muovono in un ellittico e paradossalmente ordinato caos come personaggi in cerca di autore, con uno stile aggraziato ed incisivo al tempo stesso che giunge a sfiorare il territorio del pop. In un altro lavoro intitolato "Figure del bosco" la cifra torna ed essere quella aniconica, con esili tracce umane balenanti in un paesaggio tratteggiato con elementare sintesi e rara intensità poetica, tutta giocata sull'uso del colore.

 

Edoardo Di Mauro, settembre 2013

Galleria MARIA CILENA

studio per l'arte contemporanea

via C.Farini 6 Milano 20154

Tel. 0289071612- info@mariacilena.it www.mariacilena.it

GEN X | Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Repubblica di San Marino | 9 novembre 2013 - 12 gennaio 2014






GEN X

a cura di Maria Chiara Valacchi

 

 

La Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea della Repubblica di San Marino è lieta di annunciare l'apertura della collettiva "Gen X" a cura di Maria Chiara Valacchi e in mostra dal 9 novembre 2013 al 12 gennaio 2014.

 

Ideata e organizzata in collaborazione con Spazio Cabinet di Milano, la mostra "Gen X" coinvolge cinque artisti di diversa nazionalità, tutti nati fra gli anni '60 e '70 e dunque riferibili a quella generazione storicamente inquadrata nel periodo di transizione fra il declino del colonialismo, la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, definita da Douglas Coupland appunto come "Generazione X". Una generazione apparentemente invisibile, composta di individui senza una precisa identità sociale e strettamente legata alla tecnologia e all'avvento di internet.

In arte una generazione creatasi all'ombra delle correnti minimaliste e della pittura espressionista europea e americana, impegnata in una continua ridefinizione della pratica artistica.

Pierpaolo Campanini, Kaye Donachie, Paul Housley, Victor Man, Sophie Von Hellermann sono una piccola rappresentanza di questa generazione di artisti, accumunati tutti dall'uso "responsabile" della pratica pittorica che, in un periodo di grande proliferazione dei linguaggi, hanno scelto come loro modalità espressiva privilegiata.


Artisti:

Pierpaolo Campanini, Kaye Donachie, Paul Housley, Victor Man, Sophie Von Hellermann

Titolo:

Gen X

Curatore:

Maria Chiara Valacchi

Luogo:

Museo d'Arte Moderna e Contemporanea S.Francesco, Via Basilicius, Repubblica San Marino

Opening:

Sabato 9 novembre 2013, ore 18:00

Orari di apertura:

Lunedì - Domenica, ore 9:00 - 17:00, dal 10 Novembre 2013 al 12 Gennaio 2014 (chiuso 25 Dic e 1 Gen)

Catalogo in mostra:

Kaleidoscope Press, Milano.

Contributi Critici:

Maria Chiara Valacchi e Michele D'Aurizio

Info e Contatti:

Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Scala Bonetti, 2 – 47890. Repubblica di San Marino, tel. 0549.885414 - ufficiostampa.galleria@pa.sm

Organizzazione:

Spazio Cabinet, Milano - www.spaziocabinet.com


Per informazioni e materiale stampa:
UFFICIO STAMPA ANTEA





Mostra "ABN" di Lucio Del Pezzo


                

Gentilissimo Signor Andrea Pietrarota,

Abbiamo il piacere di invitarvi al vernissage della mostra di
Lucio Del Pezzo
"ABN"

Giovedì 14 novembre 2013 ore 18:00
Galleria Vinciana
Via Maroncelli, 13 – 20154 Milano

Sarà presente l'Artista

Una parte del ricavato della vendita verrà devoluto
all'Associazione per il Bambino Nefropatico ABN Onlus
per il progetto Chirurgia Robotica Pediatrica


Dal 14/11/13 al 30/01/14
Orario:10:00 – 12:30  16:00 – 19:00
Sabato e festivi chiuso
T. 02 29001116
M. vinciana@tin.it

RSVP Marcia Boni
M. mail@marciaboni.com T. 02 45071234

 


giovedì 31 ottobre 2013

TPT a Lecce mostra con incontro dibattito


L'associazione Socio Artistica Culurale "Le Ali Di Pandora"

presenta

mercoledì 6 novembre alle ore 19
c/o Le Ali Di Pandora
via Pistoia, 1 Lecce

"Terra di permanenza temporanea"

espongono
Manuel Alfarano- Serena Alvarenz- Cristina Bortune- Marcello Cazzato- Marzia De Luca- Giacomo Dimichino- Reana Giurda- Maddalena Moretti- Maria Lucia Musca- Maria Grazia Muscogiuri – Sara Manisco – Francesca Nutricato- Natascia Ricci- Lucia Sammali – Erica Viva.


Incontro-dibattito: " Idem nunc unicum"
Intervengono
Maria Rosaria Faggiano, Roberta Mandorino Sejdini

L'idea del progetto TPT (Terra di permanenza temporanea) nasce dal ritrovamento di un mucchietto di foto sulla scogliera di Otranto alla fine degli anni '90. Le foto parlano una lingua diversa dall'italiano ed i volti raccontano di una terra lontana. Fu così che TPT divenne un'occasione per raccontare storie di emigrazione e immigrazione. 

Nel 2006 foto e poesia si incontrano in una performance; nel 2009 con la II classe sez. C del Liceo Scientifico Vallone di Galatina si lavora per mesi fino ad arrivare a costruire il sito web http://clandestini93.beepworld.it/.
L'obiettivo dell'evento è sensibilizzare e informare sulla tematica: "L'Italia da terra di emigranti a terra di immigrati: cause e conseguenze socio economiche" inoltre la mostra è anche l'immagine di un libro che ancora oggi si scrive nella sua drammaticità; per una riflessione sulle problematiche sempre attuali dell'immigrazione.

Spiega Lucy Ghionna: "Si è utilizzata la tecnica del Mosaico contemporaneo ma anche virtuale, ed il collage, polimaterico e recuperato da materiali di scarto. Inoltre si sono ricostruite alcune delle foto in questione con l'utilizzo dei programmi di restauro digitale e fotoritocco. 
L'obiettivo della mostra è promuovere la ricerca creativa e al tempo stesso far conoscere le nuove frontiere dell'arte, avvalendosi di strumenti e linguaggi diversi. "


AssociazioneSocio Artistico Culturale "Le Ali di Pandora"
Sede op.: Centro Polifunzionale V.le G. Paolo II ang. Via Pistoia, 9 – Lecce
tel.339.5607242 – 347.0851926


Mostra "REFLECTIONS" da Amy-d Arte Spazio di Milano



ART1307 Cultural Institution Napoli/ Los Angeles e AMY D Arte Spazio di Milano presentano
Reflections
Lisa Bartleson, Max Coppeta, Amedeo Sanzone
dal 7 al 23 novembre 2013
opening giovedì 7 novembre, ore 18.00
a cura di Cynthia Penna, Anna d'Ambrosio, Jacqueline Ceresoli, Vittorio Schieroni


In occasione dell'Autunno Americano del Comune di Milano, è nata la partnership tra ART1307 e AMY D Arte Spazio, una vera e propria affinità elettiva che unisce due tra le più innovative realtà nel panorama dell'arte contemporanea. Ecco perché ART1307 di Cynthia Penna Simonelli, associazione culturale attiva a Napoli e Los Angeles, ha scelto la galleria milanese AMY D Arte Spazio di Anna d'Ambrosio, che dal 2009 porta avanti la piattaforma progettuale econom_Art, per la nuova mostra REFLECTIONS, all'interno della quale tre artisti si confrontano sul tema della luce e dello spazio.

REFLECTIONS, organizzata da ART1307, nasce dall'idea di Cynthia Penna di lavorare con artisti in grado di tradurre in opera d'arte le sfumature di significato della luce californiana in termini di sensazione, sentimento ed emozione. Dai moderni mosaici di Lisa Bartleson (Seattle, 1968), opere che si caricano "delle infinite sfumature che la luce offre allo sguardo determinando milioni di sfumature di colore", ai delicati lavori in vetro di Max Coppeta (Bellona, 1980), artista che "si focalizza sulle interferenze che la luce può generare ed ottenere dal vetro che è la materia principe delle sue opere", fino alle superfici riflettenti di Amedeo Sanzone (Napoli, 1968), sperimentazioni "di una nuova visione dell'opera d'arte in cui lo spettatore partecipa, ma non nel senso 'cinetico' del termine attraverso un suo movimento esercitato innanzi all'opera d'arte, ma in senso del tutto 'passivo' di un mero posizionamento di se stesso innanzi all'opera".
(Cynthia Penna Simonelli, Luminescenze)

I tre artisti, differenti per sensibilità, origine e formazione culturale, sono accomunati nel progetto da una ricerca spirituale e interiore sulla luce, realizzando opere rigorose e minimaliste, con presenze geometriche, trasparenze e contrasti di luci/ ombre, sfumature e inclusioni materiche che sorprendentemente emergono da uno sfondo monocromo. Opere in grado di coinvolgere lo spettatore e la sua sensorialità, di stimolarne le facoltà percettive, aprendo spazi e dimensioni inediti.

"REFLECTIONS è il tema della mostra iconoclastica, meditativa in cui il protagonista non sono gli artisti, bensì il concetto di spazio assoluto, di vuoto come luogo mentale: un campo visivo del silenzio che raccoglie opere diverse, unite da un'inspiegabile tensione filosofica, con l'obiettivo di esplorare le espressività della luce, le profondità dello spazio e l'architetture del colore, con opere inserite nell'ambito della ricerca di percezione visiva sensoriale".
(Jacqueline Ceresoli, Silenziose meditazioni sugli stadi della visione)

AMY D Arte Spazio
Via Lovanio 6, 20121 Milano
MM2 Moscova
Lunedì-venerdì, 09.00-19.00

__________
Testo critico "Luminescenze" di Cynthia Penna Simonelli 
Bartleson Coppeta Sanzone

Una nuova versione della percezione sensoriale e visiva creata da giovani artisti che tra Italia e Stati Uniti si confrontano sul tema della luce e dello spazio.
Lisa Bartleson lavora nel solco della tradizione californiana del movimento "Light and Space" che ha avuto ampio e definitivo riconoscimento nel 2011/2012 attraverso la grande kermesse organizzata dal Getty Museum e coinvolgente ben 80 Istituzioni pubbliche e private sparse su tutto il territorio della California.
 Il movimento si focalizza e prende origine sia dalla speciale luce esistente in quell'area e determinata dalla presenza del vasto oceano Pacifico, sia dalla contemporanea presenza dei deserti situati nell'immediato territorio retrostante. Questa combinazione particolarissima ha ispirato intere generazioni di artisti dagli anni '40 dello scorso secolo ad oggi e si focalizza specificamente su  quanto l'occhio umano può vedere di naturale nello spazio circostante, (per cui tale movimento è anche parte della Land art) e quanto l'occhio umano percepisce relativamente alla luce esistente sul territorio nonché alla rifrazione di essa sulle superfici.
Lisa Bartleson sperimenta la luce e lo spazio in opere composte da una sorta di nuova tecnica del mosaico; un moderno mosaico fatto di centinaia di pezzetti di Mylar, una sostanza plastica che nasce negli USA intorno agli anni '50 del secolo scorso, assemblati in sovrapposizione  l'uno all'altro e in avanzamento di colore quasi a formare una sorta di griglia o di squame come quelle che compongono la pelle dei pesci.
Bartleson non può fare a meno della luce e del colore, delle infinite sfumature che la luce offre allo sguardo determinando milioni di sfumature di colore. Dal mosaico romano fatto di pezzetti di mattone, attraverso la tecnica dell'assemblage, fino al nuovo mosaico moderno che sembra venir fuori dai pixel dei computer ingigantiti e attaccati sul supporto. Infine la superficie di questo nuovo mosaico e l'intera opera viene "affogata", sommersa nella resina trasparente che la rende totalmente lucida e riflettente. Ancora una ulteriore sperimentazione attraverso la quale lo spettatore percepisce non solo il senso di profondità interno alla struttura del quadro, dato dal colore in sé così come composto sulla superficie della tavola, ma riceve altresì una "rifrazione" della luce derivante dalla superficie totalmente lucida dell'opera. Quindi possiamo dire che le opere della Bartleson contengono e si offrono alla visione attraverso una luce "interna" derivante dalle sfumature di colore e dalla composizione in sé, ma anche attraverso  una luce "esterna" che è data dalla rifrazione della luce sulla superficie.
Un esperimento cinetico/visuale di stampo tipicamente californiano e legato alla tradizione del movimento "Light and Space", ma che si connette incredibilmente e forse inconsapevolmente alla tradizione dell'arte musiva italiana.
La versione Italiana dello studio sulla luce e sullo spazio è fornita in declinazioni totalmente diverse dai due artisti Italiani presenti in mostra: Max Coppeta e Amedeo Sanzone.
Max Coppeta si focalizza sulle intereferenze che la luce può generare ed ottenere dal vetro che è la materia principe delle sue opere.
Una sovrapposizione (anche qui) di "fogli" di vetro sui quali è stata immersa e affogata una goccia di resina. La goccia è lasciata cadere non certo a caso, ma pilotata in maniera perfetta in modo tale che ogni goccia posizionata sulla superficie di un singolo foglio di vetro, corrisponda al centro della goccia più grande o più piccola posizionata al centro di un altro foglio di vetro .  L'accumulazione delle lastre di vetro da origine ad una massa scultorea in sé, mentre la visione si concentra acuendosi, stringendosi e allargandosi verso o dal centro dell'opera composta dalle gocce di resina. L'elemento assolutamente catalizzatore della visione è la goccia in sé, ma la particolarità dell'opera risiede nel fatto che lo spettatore riesce ad inquadrare se stesso e a vedere la propria immagine riflessa nelle gocce di resina e riprodotta, attraverso i fogli di vetro, verso uno spazio  infinito e indeterminato.
Anche qui come nelle opere di Bartleson la visione è interna alla stessa opera, ma riflette tutto il contesto circostante inglobandolo nell'opera stessa in modo da farlo diventare parte di essa.
E su questo tema ancor più accentuato è il risultato dell'opera di Sanzone che lavora con plexiglass o Lexan due superfici totalmente  riflettenti che rimandano quindi immediatamente indietro cioè verso lo spettatore (in un bounce back)  l'immagine di questi riflessa sulla superficie dell'opera. L'intento è quello di determinare una visione doppia dello spettatore e del contesto circostante che viene così inglobato nell'opera e diviene parte integrante della stessa.
Trattasi di sperimentazione di una nuova visione dell'opera d'arte in cui lo spettatore partecipa, ma non nel senso "cinetico" del termine attraverso un suo movimento esercitato innanzi all'opera d'arte, ma in senso del tutto "passivo" di proprio mero posizionamento innanzi all'opera.
Non è una superficie specchiante in sé, ma agisce come una superficie specchiante; ciò che interessa i tre artisti è il riflesso che la superficie determina sulla visione dello spettatore : in tutti e tre gli artisti la ricerca si concentra su quanta distorsione della visione si possa avere, sulla percezione dell'opera in sé come elemento visivo da osservare, nonché sulla riflessione della luce e su quanto viene riflesso dalla superficie dell'opera e rimandato indietro allo spettatore.
Una visione del quadro in sé di volta in volta composto o da accumulazione di pezzetti di Mylar, o da gocce di resina sovrapposte su lastre di vetro, o da Svarowsky o altri elementi di acciaio inseriti sulla superficie di Lexan ; questa è la prima ed immediata tipologia di percezione visiva dell'opera, ma questa ne esplica una ulteriore che è determinata dalla visione riflessa dello spettatore stesso e del contesto circostante NEL quadro. Quindi una sperimentazione su un doppio binario visivo che accomuna i tre artisti di origini e background culturali così diversi.
La consapevolezza di sé determinata dall'inglobamento dello spettatore nell'opera fornisce una nuova consapevolezza del proprio stato come soggetto/oggetto non solo della visione, ma dell'essere, dell'esistere in sé.
Nel riconoscimento dell'ombra riflessa nell'opera come la propria ombra, lo spettatore è indotto a porsi domande sulla propria esistenza come soggetto/oggetto di un tutto. A chiedersi: sono dentro l'opera e quindi sono virtuale e non reale, oggetto di un manufatto artistico pur sempre artificioso e artificiale creato da altri ? ma nel contempo, essendo soggetto reale, adopero l'opera d'arte come espressione della mia fisicità e quindi creo io stesso l'opera?
Una grande sfida quella dei tre artisti, un challenge che senza timore hanno ingaggiato con le loro controparti naturali come nel passato è già accaduto altrove, perché l'arte è pur sempre una sfida , una lotta personale tra l'artista e colui che lo guarda!!!


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Testo critico "Reflections: silenziose meditazioni sugli stadi della visione" di Jacqueline Ceresoli 

Reflections  è il tema della mostra iconoclastica, meditativa in cui  il protagonista  non sono gli artisti, bensì il concetto di spazio assoluto, di vuoto come luogo mentale: un campo  visivo del silenzio che  raccoglie opere diverse, unite da un'inspiegabile tensione filosofica, con l'obiettivo di  esplorare le espressività della luce, le profondità dello spazio e l'architetture del colore, con opere inserite nell'ambito della ricerca di  percezione visiva sensoriale. Gli autori di questa esposizione d'indagine ottico-spazialista, in  cui la luce diventa un solido e definisce volumi  tridimensionali sono Lisa Bartleson , artista  americana, concettuale, esponente del movimento  californiano "Light and  Sapace ", ufficialmente riconosciuto nel 2011/12  in seguito a una  serie di numerosi eventi organizzati  dal Getty Museum distribuiti sul territorio californiano, e gli italiani Max Coppeta  e  Amedeo  Sanzone, ricercatori di nuovi  plasticismi dai codici astratto- geometrici, rigorosi concettuali possibilisti che sfruttano le proprietà dei materiali differenti e materializzano in forme  solide i concetti metafisci. Diversi per età, luogo di nascita, formazione, cultura  ed esperienze, questi tre autori condividono una ricerca spiritualista, con  opere pure, minimaliste, dalle  forme geometriche risolte in visioni luminose di tensione scultorea, originali per la sperimentazione di materiali innovativi, con l'obiettivo di coinvolgere lo spettatore  in  giochi di riflessioni, attraverso  trasparenze, ombre, luminosità misteriose che invitano a  pensare lo spazio in relazione al tempo, trasformando la luce e il  colore  in una possibile  materializzazione dell'assoluto, dell'infinito in  una complessa forma che svela  trame metanarrative  polisensioriali.
Osservando le opere messe a confronto per la prima volta in Italia,  nella  galleria milanese AMY D Arte_Spazio di Anna  d'Ambrosio ( psichiatra -lacaniana, impegnata nelle risorse umane e in progetti artistici nell'ambito internazionale), vi sentirete in nessun luogo, fluttuerete come argonauti dentro a spazi immaginari, a visioni concrete intorno al concetto dell'infinito, come navigatori dell'invisibile, in cui il tempo e lo spazio sembrano essersi annullati. Qui, opera  dopo opera, in bilico tra la riflessione sullo spazio vuoto come parte del tutto e sul silenzio che rompe la  barriere del suono, in cui  rallenta il pensiero di un domani ancora ignoto, lo spettatore viene  proiettato in una  dimensione oltre il limite della visione. La domanda è: ma quale spazio percepiamo nella nostra epoca digitale in cui virtuale e organico sono inevitabilmente complici? 
Le opere esposte compongono una  macro installazione che traccia uno spazio invisibile e immaginario, dove la luce  diventa  immagine  e il colore architettura,  iconizzando pensieri, riflessioni sulle ipotesi di un  futuro, carico di attese, di citazioni e  di  forme  archetipo  della conoscenza e della misurazione dell'universo.
Lisa Bartleson ( 1968), si riconosce per opere composte con una tecnica nuova del mosaico realizzate con centinaia di tasselli di  Myler, una sostanza plastica made in USA inventata  intorno al 1950, che assemblati  insieme e sovrapposti  l'uno sull'altro, creano accumulazioni, contrappunti  plastici, volumi tattili, simili  alle squame  della pelle dei pesci,  puntando  sull'alterazione ottico- cinetica. Bartleson è biologa,  predilige un approccio scientifico alle possibilità di espressione dell'emotività, procede per accumulazioni, ripetitività del gesto e  ricerca visualizzazioni  di   luminosità  sprigionate  dall'interno dell'opera, dall'energia  misteriosa, basate sulla luce,  sul colore e su pigmenti che interagiscono con la percezione dello spettatore. Nelle sue opere l'unità di misura è lo sguardo dello spettatore invitato a percepire  soluzioni formali luminescenti  che sembrano muoversi, scaturite dalla  sperimentazione di una  diversa fenomenologia di  materiali e tecniche innovative  per scandagliare le possibili ontologie.  Ragione scientifica e liberazione emotiva si  fondono in una  superficie pittorica,  prevalentemente sfere,  simile all' iride di un occhio, al  mondo, oppure a una  galassia dal moto circolare,  centrifugo, trasformando la luce in un solido, riflettendo sulla realtà dell'apparato piuttosto che sull'apparizione.
 Max Coppeta (1980),  scenografo multimediale, artista  pluripremiato attivo nell'ambito delle arti  visive new-media, pioniere di innovazioni tecnologiche applicate a diversi ambiti di ricerca, qui si presenta  con ipnotiche Schegge sintetiche: gocce di resina, simili a lacrime incastonate in  "fogli" di vetro come diamanti preziosi: qui la disposizione non è  casuale,  ma è  il risultato di una  composizione  matematica. Ogni goccia è posizionata sulla superficie della  lastra di vetro e corrisponde al centro della  goccia più grande o più piccola posizionata al centro dell'altra lastra di vetro. L'accumulazione di vetro e le resine definiscono forme curve e convesse, creando un volume scultoreo dal fascino irresistibile, che emana un' energia ipnotica dall'interno, paradossalmente emotiva e razionale insieme.  Osservandole  viene il desiderio di rompere lascatola di  vetro  per  liberare  l'emotività  della  "lacrima" congelata: sembrano bolle  di ossigeno dentro un liquido amniotico che  contiene il mistero della vita. Per  Coppeta, autore di  particelle di trasparenza  solidificata:  " Tutta l'arte è scultura perché contiene in sé la terza  dimensione , quella poetica".
La sua materia liquida materializza intrinseche riflessioni metafisiche sullo spazio assoluto, sulle intensità luminose  scomposte in micro-particelle visibili solo con il  microscopio  o con una lente  d'ingrandimento,  in cui più che il colore sono le trasparenze, le ombre, i vuoti d'aria ad invitare lo spettatore  a  guardare  oltre la superficie  dell'opera che  piacerebbe a  Lucio Fontana. Anche  l'opera  Long Drop II, composta da 30  lastre di vetro molato in successione  per circa 2.80 metri  sembra  ibernare il flusso del tempo, che altera la percezione dello spazio e attiva una relazione  "fatale" con lo spettatore. Amedeo  Sanzone (1968),  pittore, figlio d'arte, laureato in filosofia  conduce una ricerca spiritualista, indagando le potenzialità espressive dei  materiali oltre  il visibile ed una programmatica oggettività.  L'autore sperimenta materiali  industriali come il  plexiglass o Lexan , superfici  riflettenti  in cui lo spettatore si "specchia" e  viene fagocitato dall'opera stessa, creando una  sorta di distorsione della visione, d'effetto volutamente straniante. Sanzone predilige  forme geometriche, pure, trasparenti  che incarnano l'archetipo formale e  superfici  dalle proprietà  specchianti che permettono allo spettatore di penetralo attraverso illusioni ottiche, che entusiasmerebbero Getulio Alviani, protagonista dell'Arte cinetica e programmata . Anche in questo caso,  come  nelle opere degli altri autori,  il  materiale non  è soltanto un mezzo, bensì diviene il soggetto che  struttura  architetture  visive, materializzando forme possibili di spazio.  Queste opere apparentemente semplici, ma in realtà  complesse dal punto di vista  tecnico esecutivo, sono  indirizzate al  coinvolgimento dello spettatore.
Spirito e  materia  sono il  soggetto  della loro ricerca permeata di una  spiritualità soggiacente  con opere tese  verso obiettivi percettivi innovativi in cui  la  luminosità  diviene scultura e colore emozioni, innescando nello spettatore una  riflessione sullo stato della  visione a partire dalle  leggi della percezione , della  psicologia e anche della filosofia della  forma: razionale ed empatica  al tempo stesso.
Lacan scrive "Io sono  nell'immagine", e in questa esposizione  questa riflessione  è una materia visiva.                


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