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giovedì 9 dicembre 2021

Mostra Antologica di Paolo Gubinelli “Segni, graffi e colore” - Opere dal 1977- 2021

 

Spazio Ophen  Virtual Art Gallery

Mostra Antologica di Paolo Gubinelli

“Segni, graffi e colore”

(Carte, ceramiche, vetri e progetti in plexiglass)

 Opere dal 1977- 2021

a cura di Sandro Bongiani

11 dicembre 2021 - 13 febbraio 2022

Via S. Calenda 105/D, 84126  SALERNO (Italy).

http://www.collezionebongianiartmuseum.it

 





Preview /AMACI - 11 dicembre 2021 ore 18:00

 (L’evento partecipa alla diciassettesima giornata del contemporaneo

promossa da AMACI Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani)

#GiornataDelContemporaneo

 

In occasione di AMACI-17Giornata Del Contemporaneo viene organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno presso lo SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY http://www.collezionebongianiartmuseum.it la mostra antologica a cura di Sandro Bongiani dedicata a Paolo Gubinelli dal titolo “Segni, graffi e colore”, 72 opere del 1977-2021 tra carte, ceramiche, vetri, e progetti in plexiglass. L’attività artistica di Paolo Gubinelli si innesta in un particolare versante di ricerca, di esperienze e di sperimentazioni in cui  il segno, la traccia e il colore, unitamente alla carta, sono  gli assoluti protagonisti. Un bisogno urgente di purificare la materia, con un bianco assoluto che riemerge sempre per divenire apparizione, luce, e riflessione del vivere. Queste autentiche e insolite trascrizioni e progressioni analitiche innervate da una costante tensione immaginativa diventano autentiche partiture di luce, nella consapevolezza di una realtà puramente visibile. Una delicata e insolita geometria affiora dalla superficie dell’opera alla ricerca della luminosità, giocata sul filo sottile e oscuro del segno e sul tratto cromatico, con una variazione di umori sempre in continua tensione nella necessità  di un bisogno impellente della ricerca e della rappresentazione. In questa insolita e immediata tensione a trascrivere i pensieri nascosti della mente, con un segno velato appena percepibile, Paolo Gubinelli ci svela il libero moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirica che fa affidamento alla poesia e all’intima immaterialità di umori nascosti e trascorrenti. Raccordare per segni sospesi e tracce di materia fragile, sinteticamente provvisoria e avvolgente, con  un vivo interesse per la carta, sentita come mezzo congeniale di espressione; nei primi tempi rivelata con un rigore degnamente geometrico-costruttivo e  in una forma analitica logico razionale alla ricerca della luce, e oggi, negli ultimi lavori, indagata in una espressione più libera che si concreta con qualche sottile segno e graffio minimo, inciso a rilievo sulla carta immacolata,  e definita  provvisoriamente dentro i toni delicati e i gesti acquerellati o a pastello di una materia decisamente insostanziale e fragile. Un segno inciso davvero l’unico come strumento per indagare l’esistenza e la vita oscura dell’uomo. Tracce minime, segnate da un insolito procedere permettono all’artista di rilevare una materia di umori sofferta e decantata, giocata insistentemente sulla presenza e sul filo teso della meditazione tra coscienza, desiderio  e aspirazione. Davvero un’insolita geometria della mente raccordata per lacerti di senso in divenire che fa emergere improvvisamente e nel contempo dissolve nel vuoto della fragile carta la materia per collocarsi nei meandri oscuri, nell’angolo più nascosto e intimo del nostro mondo interiore, in una sorta di trascorrente consistenza rarefatta e mentale di umori in cui possa finalmente incarnarsi l’esistenza ormai ridotta a un fragile affiorare del pensiero nella più inconsistente e sofferta incoscienza dell’agire.   Sandro Bongiani

 

 

Paolo Gubinelli

Biografia

   


Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti:  Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.




Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

 Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.

 Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

 Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

 

Stralci critici:

 Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.

Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.

 In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.

 Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.  Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.

 Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, plexiglass, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.

 

 

Eng

Paolo Gubinelli, biography.


Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :

Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.

His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:

Many others have also written about his work:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Roberto Luciani, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

 

CRITICAL EXCERPTS:

 Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.

 He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.

 In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.

 In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.

 Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.

He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.

 

-      -           Le opere su vetro realizzate per Fiam Italia Pesaro, esposte nella collezione a Villa Miralfiore

-       Le opere su ceramica realizzate: Ceramiche Biagioli Gubbio, Ceramiche Bizzirri, Città di Castello

  Nel 2011 ha esposto  alla 54° Biennale Internazionale di Venezia, Padiglione Italia, presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, con l’installazione di n. 28 carte di cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

 Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.

 

 

 

giovedì 11 maggio 2017

PAVILION LAUTANIA VIRTUAL VALLEY


SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

 1887 - Kurt Schwitters &  Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno. 
  
Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia  2017 



LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY
“UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente” 
Kurt Schwitters “1887 - KURT MERZ / ECOLOGY”

Testo critico di Giovanni Bonanno

KURT SCHWITTERS / 1887- Kurt Merz/Ecology

Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery, in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017 intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”,   a due artisti dadaisti come Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp nati nel 1887, che sintetizzano magnificamente il concetto  d’indagine inteso come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Una invenzione a tutto campo giocata su  “universi possibili” tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. 

Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel 2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  “dentro e fuori il corpo”, (The World's  Futures / Inside and outside the body), intende ora indagare il lavoro dei  due artisti  dadaisti e globali  tra “Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due  rispettive mostre a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il processo creativo. Lo studio abitazione dell’artista, nella dimensione creativa, temporale e spaziale definisce l’estensione verso l’altro nella  necessità di metabolizzare e trasformare la  realtà.

Per questa prima mostra collettiva internazionale dedicata a Schwitters, in occasione della ricorrenza dei 130 anni dalla nascita  (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948),  sono state inviate a diversi artisti contemporanei  delle postcard con la foto del primo Merzbau, per intenderci quello di Hannover del 1923 - 1943, l’assemblaggio nella casa dell’artista, distrutto nel 1943, chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di arte totale di Schwitters,  un intervento “aggiuntivo” di  ideale condivisione, un  intervento per  “continuare” coscientemente e coerentemente l’opera di Schwitters,  che essendo “un work in progress”  non è destinato in alcun modo ad un possibile e definitivo completamento dell’opera. 

Del resto, i tre Merzbau, hanno avuto il triste destino di essere stati o distrutti (come per esempio quello di Hannover) oppure di  rimanere  non completati a causa della morte improvvisa dell’artista tedesco. In questa collettiva internazionale sono presenti 66 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema ufficiale  dell’arte. 

Cos’è Merzbau? 
Kurt Schwitters, protagonista solitario e isolato del dadaismo tedesco, dopo una breve fase espressionista e cubista, decise ben presto di abbandonare  i modi tradizionali  di fare pittura per preferire l’utilizzo di materiali poveri  sotto forma di collage con oggetti recuperati di ogni tipo. Uno dei suoi  primi collages porta il titolo di Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare.  L’opera Das Merzbild del 1919, risulta già un assemblage con una composizione di vari materiali: fili e maglia metallica con corde, carta e cartone di vario tipo. 

Nella parte centrale dell’opera è presente in modo evidente la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz - und Privatebank. Quest’opera è andata dispersa dopo essere stata esposta in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte e considerata degenerata. La parola Merz, come quella di “Dada”,  nata casualmente senza alcun significato, verrà attribuita a tutto diventando la cifra personale di tutta l'attività successiva dell’artista tedesco. 

Senza alcun dubbio la sua creazione più nota è un'installazione intitolata il Merzbau, costruita, con materiali trovati, detta dallo stesso artista  “Cattedrale della miseria erotica”, esistita ad Hannover tra il 1923 e il 1944 prima di essere distrutta dai bombardamenti. All'interno di questa costruzione ambientale, l'artista  aggiungeva  sviluppando lentamente frammenti di cose di recupero trovate. L'opera, intesa come un work in progress volutamente provvisorio, non si concluse mai. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern Art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, rimasto, dopo il secondo anch’esso incompiuto  a causa della prematura morte dell’artista in Gran Bretagna nel 1948.

Ecologia e arte totale
Tutto il suo lavoro ruota sul concetto  di “ecologia e arte totale” inteso come recupero di oggetti rimessi nell’ambiente. Hans Richter scrive di Schwitters:tutto ciò che era stato gettato via, tutto ciò che amava è ripristinato  con onore nella vita per mezzo della sua arte”. Noi consideriamo “rifiuto” la materia che ha esaurito la sua normale funzione mentre potrebbe essere  ripresa, riutilizzata come fonte di una nuova vita, ristrutturata per un nuovo scopo, per una nuova creazione. Secondo Schwitters, “la materia può essere trasformata, ma mai rimossa”. Tutto è rifiuto, per cui le cose devono essere costruite necessariamente utilizzando i frammenti delle cose trovate, non a caso possiamo parlare di “pensiero ecologico”.

Questa idea  verrà applicata a vari livelli e ad ogni aspetto del suo lavoro, dal collage alla grafica, dal testo poetico alla musica. L’opera d'arte rappresenta con lui  la visione essenzialmente ecologica e cosciente dell’arte e del mondo, con l’urgente bisogno verso il recupero dei materiali usati che gli altri considerano rifiuti. Alla base di questa insolita poetica nulla viene scartato ma riutilizzato e rimesso a nuovo uso.  L’opera, quindi, intesa come riuso di oggetti di rifiuto trovati diventa il fondamento di tutta l’attività dell’artista tedesco. 

Per usare la terminologia della cultura popolare e contadina – secondo noi – “Schwitters usa ogni parte del maiale”, perché del maiale si adopera  tutto e non si deve buttare nulla, neanche le ossa. Nel Merzbau di Hannover, l’artista  ha immesso le stesse idee sulle quali si fonda  tutta la produzione dei suoi collage, solo che diversamente dai collage di carta, lui stesso poteva vivere all'interno dello spazio, in una sorta di “collage tridimensionale” che conteneva i quartieri, le grotte e gli angoli nascosti dei ricordi e della memoria. Nel Merzbau del 1923, come per il territorio di una città, l’artista vi distingueva diversi quartieri e frazioni con una “cattedrale della miseria erotica”,  la cava dell’omicidio sessuale” in cui era presente una sorta di corpo femminile fratturato dipinto in rosso, una “grande grotta dell’amore” e  “una grotta di Goethe”. Praticamente un insolito labirinto ambientale, con una struttura costruita nel tempo a recuperare ossessioni oscure e  memorie autobiografiche.
Rimane l’opera omnia intesa come zona cupa della mente, di conseguenza, cresce a dismisura come una  grande città e le cavità, le valli, le grotte devono avere necessariamente una vita, una struttura propria e un carattere autonomo; una cavità ospita il tesoro scintillante dei Nibelunghi, mentre la grotta sex-crimine ha un orrendo cadavere mutilato di una ragazza sfortunata.  Lo stesso Schwitters descrive la costruzione del primo Merzbau:It grows the way a big city does…I run across something or other that looks to me as though it would be right for the KdeE, so I pick it up, take it home, and attach it and paint it, always keeping in mind the rhythm of the whole…As the structure grows bigger and bigger, valleys, hollows, caves appear, and these lead a life of their own within the over-all structure…Each of the caves or grottoes takes its character from some principle component. One holds the glittering treasure of the Nibelungs…and the Goethe grotto has one of his legs and a lot of pencils worn down to stubs…the sex-crime cave has one abominable mutilated corpse of an unfortunate girl…an exhibition of paintings and sculptures by Michelangelo and myself being viewed by one dog on a leash…a 10% disabled war veteran with his daughter, who has no head but is still well preserved…”(Schmalenbach, 132-33).
Ognuna delle grotte, quindi,  prende il suo carattere da qualche elemento principale; integrati all'interno della struttura vi erano i singoli santuari  dedicati a molti amici e autori dadaisti, con oggetti e frammenti del proprio corpo (una piccola bottiglia di urina, un’unghia,  interruttori rotti, bottoni, biglietti del tram, etichette colorate di formaggio Camembert, un mozzicone di sigaretta, bicchieri capovolti e persino una ciocca di capelli), utilizzati allo sviluppo e alla crescita progressiva dell’installazione ambientale. Con quest’opera non possiamo più parlare semplicemente di scultura, oppure di arredamento totale alla maniera delle ambientazioni del Bauhaus o di quelle futuriste. 

Ormai, l’opera  deve dilatarsi  oltre il quadro estendendosi in tutto lo spazio della stanza che lo ospita. Inizialmente l’artista di Hannover incominciò a occupare lo spazio del suo studio con una prima colonna centrale, aggiungendo poi anche le altre due costruite con una religiosità laica in maniera estensiva e casuale. In circa vent’anni di lavoro, questo particolare “environment” divenne una sorta di autoritratto autobiografico e speculare dei sui pensieri e dei  contatti sociali con gli altri. Un diario intimo fatto di immagini, di oggetti e di spazio con una costruzione  in corso  in fase di definizione. Luogo concreto e vivibile, dunque,  in cui l’artista depositava i pensieri e i propri oggetti più cari, le testimonianze più vere che  gli consentissero di colmare il vuoto e la distanza tra la vita di ogni giorno e l’arte. 

La struttura tridimensionale crebbe in maniera apparentemente disordinata e caotica  carica di particolari richiami  simbolici e affettivi divenendo, di fatto, “l’opera ecologica e globale di una intera vita” destinata a rappresentare simbolicamente un sistema olistico, ovvero, una  particolare concezione totale.  

Di certo, nel  Merzbau vi sono contenuti e accumulati  una  vasta e svariata gamma di  allusioni e di archetipi culturali addensati nello spazio a definire un procedere ciclico e temporale che emula e imita il procedere della vita cronologica nel suo farsi e disfarsi, con momenti passati sommersi e nascosti da quelli più recenti, come accade in una naturale crescita geologica o biologica. L’uso della ricercata funzione simbolica olistica da parte di Schwitters rende il Merzbau una occasione appropriata  per riflettere “in senso ecologico” su una particolare visione del mondo e sull’intero ecosistema del pensiero umano.          
Giovanni  Bonanno  13 aprile 2017.



Biografia
Kurt Schwitters  ‹švìtërs›,  - Pittore (Hannover 1887 - Ambleside 1948). Studiò all'accademia di Dresda (1909-14) e, dopo una fase espressionista e cubista, nel 1918 creò le sue prime opere astratte. 

Per la sua personalità e il carattere estroso, Schwitters. viene spesso accomunato al movimento dada, del quale tuttavia non fece mai parte effettiva, nonostante l'amicizia che lo legò prima a T. Tzara e H. Arp, poi a R. Hausmann e Hanna Höch, esponenti del dada berlinese. Ben presto abbando’ i tradizionali materiali pittorici, immettendo sulla tela, con la tecnica del collage, gli oggetti di scarto più disparati, da biglietti del tram a frammenti di giornali, stoffe, spugne, tappi, bottoni. Uno dei suoi collages porta il titolo di Das Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare. 

Una composizione equilibrata con vari materiali: fili metallici, corde, maglia metallica, carta e cartone di vario genere, in cui in posizione pressappoco centrale compare la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz- und Privatebank. Il quadro è andato disperso dopo essere stato esposto in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte degenerata.  

Nato casualmente, questo termine Merz accompagnò e caratterizzo’ tutta l'attività successiva di Schwitters. Pertanto, egli chiamò Merzplastiken i suoi rilievi, Merzdichtungen le composizioni in prosa o in poesia, formate da frammenti di frasi, parole, modi di dire, come An Anna Blume (pubblicato su Der Sturm) e ancora Die Blume Anna e Memoiren Anna Blumes in Bleie. Nel 1921 fece un ciclo di conferenze a Praga con Hausmann e H. Höch e sulla sua scia compose una Ursonaate, basata sullo stesso principio di sfruttamento della sonorità della voce umana. 

Nel 1922-23 fu in Olanda con T. van Doesburg. Nel gennaio 1923 uscì il primo numero della rivista Merz e nello stesso anno iniziò il primo Merzbau (distrutto da un bombardamento nel 1943), una costruzione che attraversava i varî piani della sua casa di Hannover, fatta di oggetti eterogenei, aggiunti di giorno in giorno. Sempre in contatto con i movimenti di avanguardia, Schwittars. fece parte dei gruppi "Cercle et Carré" e "Abstraction-Création". Nel 1937 lasciò la Germania per stabilirsi in Norvegia, dove a Lyvaker iniziò un secondo Merzbau, anche questo distrutto. 

Nel 1940, invasa la Norvegia dai nazisti, l’artista si rifugiò in Inghilterra e fino al 1945 rimase internato in un campo di prigionia. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, tuttavia, rimase incompiuto nel 1948 per  l’improvvisa morte.


giovedì 17 dicembre 2015

Collettiva Internazionale “OTTANTA BEN VAUTIER”



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D - Salerno

OTTANTA BEN VAUTIER

Collettiva Internazionale con la partecipazione
di 102 artisti contemporanei
a cura di Giovanni  Bonanno
Dal 21 dicembre 2015  al  27 marzo 2016
Inaugurazione: lunedì 21  dicembre 2015, ore 18.00
Salerno Tel/Fax 089 5648159
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00


S’inaugura  lunedì 21  dicembre 2015, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale “Add &  Return” a cura di Giovanni Bonanno dal titolo:OTTANTA  BEN  VAUTIER  che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista francese, in concomitanza con la ricorrenza del suo ottantesimo compleanno, proponendo una importante mostra collettiva  con  102 artisti di diversa nazionalità in contemporanea alla retrospettiva del Museum Tinguely  di Basilea in Svizzera.  

Ben Vautier è nato a Napoli nel 1935, ha trascorso la giovinezza tra Napoli, Francia, Turchia, Egitto, Grecia e Svizzera, per poi approdare definitivamente a Nizza nel 1949.  Inizia il suo percorso artistico all'inizio degli anni cinquanta con  una serie di lavori  astratti, per poi, nei primi anni Sessanta  condividere la poetica dadaista di  Marcel Duchamp. Alla fine degli anni Cinquanta è in contatto con il gruppo dei Nouveaux Réalistes e con gli artisti dell’École de Nice - César, Arman, Yves Klein.  Verso il 62’  conosce Gorge Maciunas e si avvicina al movimento neodadaista Fluxus condividendo la poetica e diventando ben presto  un  esponente di primo piano di questo  interessante movimento artistico.  Proprio negli anni 60’,  l’artista francese  teorizza il concetto "per cambiare l'arte bisogna cambiare l'ego", una  riflessione estetica, critica ed autocritica  condotta principalmente attraverso i suoi "lavori ed (anche) con i testi teorici, le performances e le conferenze. 

Un “enfant  terrible” che utilizza e si appropria di tutto quello che trova; da questo momento in poi, Vautier incomincerà  a firmare qualsiasi cosa e ben presto approderà ad una sorta di  pittura ad acrilico su fondi neri unendo assieme scrittura infantile e disegni  fumettistici. Gli anni Novanta sono determinati da una serie di lavori all'insegna della contraddizione  e della provocazione sviluppando il concetto di “arte totale” inteso come atto creativo che sconfina  volutamente nella vita.  Infatti, con le opere scritte l’artista intuisce che la parola è il fulcro della propria ricerca artistica, di un’idea  che si fa parola e anche dubbio e riflessione. Brevi frasi  con una grafia dal tratto infantile e apparentemente elementare  sono essenziali per suscitare  nel fruitore una sorta di riflessione,  resa ancora più significativa perché  immessa nel circuito dell’arte ufficiale; il gesto dell’artista e la sua firma, sono determinanti per  rendere  importante qualsiasi azione banale e consueta come la scrittura. Una scrittura dal tratto decisamente ingenuo, deprivata  dall’eleganza e dalla propria fisicità. Un pensiero “apparentemente privo di limiti che si posiziona  sempre sull’azzardo, sul crinale  pericoloso del completo azzeramento dei valori”, come giustamente ci suggerisce Georges Braque: «Occorre avere sempre due idee, una per distruggere l’altra». Di certo, quella di Ben è la poetica infame “dell’attrito e della riflessione” in cui parole, aforismi, scritte, metafore, frasi apparentemente senza senso,  ci spingono  a dubitare  delle nostre certezze che in un attimo possono trasformarsi in  cenere. 

Artisti presenti:
Ben Vautier, Mirella Bentivoglio, Luc Fierens, Rosa Gravino, Pascal Lenoir, Clemente Padin, Karl - Friedrich Haker,  Linda Paoli, Michel Della  Vedova, C. Mehrl Bennett, Ruggero  Maggi,  Fernanda Fedi, Rolando Zucchini, Carla Bertola, Sophia Martinou, Julien Blaine, Stathis Chrissicopulos, Antonio Sassu, Masayuki  Koorida, Ever Arts, Jacob de Chirico, G. Galantai, Katerina  Nikoltsou, Jurgen O. Olbrich, Serse Luigetti, Giovanni Bonanno, Lancillotto Bellini, Vittore Baroni, Giuseppe Luca Torraco, Gian Paolo Roffi, Mauro Molinari, Reid Wood, Marina  Salmaso, Ko de Jonge, Dimitry Babenko, Gino Gini, Nicolò D'Alessandro, Carlo Iacomucci, David Dellafiora, Linda Pelati, Debora Bernardi, M. P. Fanna Roncoroni Lilian Pacheco, Rémy Pénard, Daniel Daligand, Pedro Bericat, Antonio Conte, Miguel Jimenez,  Ana Garcia, Daniel De Culla', Lorenzo Lome  Menguzzato, Francesco Aprile, Fernando Andolcetti, Antonio Amato, Claudio Parentela, Lucia Spagnuolo, Fulgor C. Silvi, Juan Lopez De Ael, Pier Roberto Bassi,  Santini Del Prete,  Roberto Formigoni, Giancarlo Pucci, Emilio Morandi, Alfonso Caccavale, Gabriella Gallo, Domenico Ferrara Foria, Guido Capuano, Marta  Caccaro, John Held Jr.,  Michal Bycko, Bruno Cassaglia, Eugenio Giannì, Claudio Grandinetti, Fausto Paci, Angela Caporaso, G. Franco Brambati, Francesco Mandrino, Borderline Grafix, Cecilia Bossi, Claudio Romeo,  Rosanna Veronesi, Renata e Giovanni Stradada, Roberto Scala,  Waster Paper Co, Mike Dyar - Eat art, Domenico Severino, Maurizio Follin, Horst  Tress, Inêz Oludé Da Silva, Maria Josè Silva – Mize,  Cesar Reglero, Monica Michelotti, Rossella Ricci, Adriano  Bonari, Arturo Fallico, Manuel Ruiz Ruiz, Walter Pennacchi, Massimo Medola, Stiliachus, Antonio Monsinho, Bruno Sayao, Roberto Zito.


 OTTANTA BEN VAUTIER
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D  - Salerno
21 dicembre 2015 – 27  marzo 2016
Inaugurazione: lunedì 21  dicembre 2015, ore 18.00
Orario: tutti i giorni ore 00.00 - 24.00
e-mail: bongiani@alice.it     

Web Gallery 2.0:  http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Ufficio stampa: - bongiani@libero.it 




 VIRTUAL ART GALLERY SPACE OPHEN 2.0
Via S. Calenda, 105 / D - Salerno
EIGHTY BEN VAUTIER
Collective International with the participation
102 contemporary artists
by Giovanni Bonanno
Since 21 December 2015 al 27 March 2016
Opening: Monday, December 21, 2015, 18:00
Salerno Tel / Fax 089 5648159
                                   Open all day every day from 00.00 to 24.00                                 

Inaugurated Monday, December 21, 2015, at 18.00, the international exhibition "Add & Return" by Giovanni Bonanno entitled: "EIGHTY BEN VAUTIER" that Space Ophen Virtual Art Gallery of Salerno devoted to the French artist, in coinciding with the celebration of his eightieth birthday, offering an important exhibition with 102 artists of different nationalities at the same time to the retrospective at the Museum Tinguely in Basel, Switzerland.
Ben Vautier was born in Naples in 1935, he spent his youth in Naples, France, Turkey, Egypt, Greece and Switzerland, before moving permanently in Nice in 1949. He began his artistic career in the early fifties with a series of abstract works, then, in the early sixties share poetic Dadaist Marcel Duchamp. At the end of the Fifties it is in contact with the group of New Realists and the artists of the Ecole de Nice - César, Arman, Yves Klein. Around 62 'knows George Maciunas and approaches the neo-Dadaist Fluxus movement sharing the poetic and soon became a leading figure of this exciting artistic movement. Just in the 60 ', the French artist theorizes the concept "to change the art must change the ego," an aesthetic reflection, criticism and self-criticism conducted principally through its "work and (also) with the theoretical texts, the performances and lectures.

An "enfant terrible" that uses and appropriates all that is; from now on, Vautier begin to sign anything and soon will arrive to a kind of painting in acrylic on funds blacks joining together writing childish drawings and comics. The Nineties are determined by a series of works dedicated to the contradiction and provocation developing the concept of "total art" as an act of creation that borders deliberately in life. In fact, with the written works the artist understands that the word is the center of his artistic research, an idea that has something to say and also doubt and reflection. Short phrases with a handwriting from childish and apparently elementary are essential to arouse in the viewer a kind of reflection, made all the more significant because it entered in the circuit of official art; the artist's gesture and his signature, are fundamental to making any important action banal and usual as writing. A scripture from the stretch very naive, deprived by the elegance and physicality. A thought "apparently without limits that always positions on chance, on the ridge of the complete elimination of the dangerous values", as rightly suggests Georges Braque: "We must always have two ideas, one to destroy the other." Certainly, that Ben is the poetic infamous "friction and reflection" in which words, aphorisms, written, metaphors, apparently meaningless phrases, push us to question our certainties that in a moment can turn into ashes.

Featured artists:

Ben Vautier, Mirella Bentivoglio, Luc Fierens, Rosa Gravino, Pascal Lenoir, Clemente Padin, Karl - Friedrich Haker,  Linda Paoli, Michel Della  Vedova, C. Mehrl Bennett, Ruggero  Maggi,  Fernanda Fedi, Rolando Zucchini, Carla Bertola, Sophia Martinou, Julien Blaine, Stathis Chrissicopulos, Antonio Sassu, Masayuki  Koorida, Ever Arts, Jacob de Chirico, G. Galantai, Katerina  Nikoltsou, Jurgen O. Olbrich, Serse Luigetti, Giovanni Bonanno, Lancillotto Bellini, Vittore Baroni, Giuseppe Luca Torraco, Gian Paolo Roffi, Mauro Molinari, Reid Wood, Marina  Salmaso, Ko de Jonge, Dimitry Babenko, Gino Gini, Nicolò D'Alessandro, Carlo Iacomucci, David Dellafiora, Linda Pelati, Debora Bernardi, M. P. Fanna Roncoroni Lilian Pacheco, Rémy Pénard, Daniel Daligand, Pedro Bericat, Antonio Conte, Miguel Jimenez,  Ana Garcia, Daniel De Culla', Lorenzo Lome  Menguzzato, Francesco Aprile, Fernando Andolcetti, Antonio Amato, Claudio Parentela, Lucia Spagnuolo, Fulgor C. Silvi, Juan Lopez De Ael, Pier Roberto Bassi,  Santini Del Prete,  Roberto Formigoni, Giancarlo Pucci, Emilio Morandi, Alfonso Caccavale, Gabriella Gallo, Domenico Ferrara Foria, Guido Capuano, Marta  Caccaro, John Held Jr.,  Michal Bycko, Bruno Cassaglia, Eugenio Giannì, Claudio Grandinetti, Fausto Paci, Angela Caporaso, G. Franco Brambati, Francesco Mandrino, Borderline Grafix, Cecilia Bossi, Claudio Romeo,  Rosanna Veronesi, Renata e Giovanni Stradada, Roberto Scala,  Waster Paper Co, Mike Dyar - Eat art, Domenico Severino, Maurizio Follin, Horst  Tress, Inêz Oludé Da Silva, Maria Josè Silva – Mize,  Cesar Reglero, Monica Michelotti, Rossella Ricci, Adriano  Bonari, Arturo Fallico, Manuel Ruiz Ruiz, Walter Pennacchi, Massimo Medola, Stiliachus, Antonio Monsinho, Bruno Sayao, Roberto Zito.


"EIGHTY BEN VAUTIER"
VIRTUAL ART GALLERY SPACE OPHEN 2.0
Via S. Calenda, 105 / D - Salerno

December 21, 2015 - March 27, 2016
Opening: Monday, December 21, 2015, 18:00
Hours: daily 00.00 - 24.00
Press: - bongiani@libero.it

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